Elisabetta Terabust, una delle persone più generose a livello professionale, artistico e personale che abbia mai conosciuto nella mia vita. Da sempre è stata una delle mie ballerine preferite. Sin da piccolissima vedevo in lei qualcosa di speciale. Capivo istintivamente che dentro quel fisico così minuto ma allo stesso tempo forte, muscoloso e tanto lavorato da ballerina, c’era una grandissima artista. A quei tempi non avrei mai immaginato che un giorno, poi, avrei avuto la fortuna di ballare al suo fianco prima, e lavorare per lei come maître de ballet dopo ma, soprattutto, che saremmo diventate grandissime amiche. Amiche con la “a” maiuscola. Elisabetta è una delle persone che stimo di più nella vita, che ammiro e che amo profondamente. Mi ha insegnato tantissimo, sia a livello professionale sia a livello umano, perché lei è una donna generosa e buona. Ricordo le prime volte che mi capitava di ballare con lei avevo persino paura di toccarla per quanto grande era la mia devozione e stima. La guardavo sempre, cercavo di imparare da lei ogni minima cosa, da uno sguardo o da come muoveva anche solo una mano.
Étoile di fama internazionale, ha ballato con i più grandi artisti del mondo, interpretando i balletti più importanti del repertorio classico e non solo, così come tutti gli stili possibili ed immaginabili, con i più grandi coreografi contemporanei i quali hanno creato per lei. Una ballerina super versatile come ce ne sono poche ormai oltreché una perfezionista. Lavorava fino allo sfinimento per ottenere quello che secondo lei si avvicinava alla perfezione, e non era mai abbastanza. Ha diretto i più importanti teatri di tradizione del nostro Paese e… che si potrebbe dire di più? Una carriera meravigliosa! Ripercorriamola insieme.
Frequenta la Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma sotto la guida di Attilia Radice e dopo il diploma entra a far parte del corpo di ballo del Teatro, divenendo prima ballerina nel 1966 ed étoile nel 1972. In questo periodo si perfeziona con Erik Bruhn, che l’avvia al grande repertorio e con il quale danza nei pas de deux di Don Chisciotte e di Infiorata a Genzano, collabora col maestro Zarko Prebil di cui interpreta molti balletti tra cui Schiaccianoci e Cenerentola, e si esibisce in alcune famose creazioni di Aurel Millos fra cui Estri su musiche di Goffredo Petrassi.
Nel 1973 inizia la sua collaborazione con Roland Petit per cui danza come prima ballerina in tutte le sue più importanti creazioni (Le Loup, Carmen, Coppelia, Notre Dame de Paris, ecc.) Quindi si trasferisce a Londra dove inizia il suo rapporto con il London Festival Ballet, oggi English National Ballet. Qui si consolida la sua carriera internazionale e matura la sua sensibilità di interprete contemporanea. Oltre ad affrontare tutti i grandi balletti del repertorio, da Il lago dei cigni a La Sylphide, Elisabetta Terabust rivela anche una grande duttilità interpretando coreografie di Glen Tetley (Sphinx, Greening), di Moreland, di John Cranko (Onegin) e di Balanchine.
Successivamente, il grande coreografo francese Roland Petit, le affiderà il ruolo principale in Charlot danse avec nous per il Ballet National de Marseille e La valse triste ou le retour des cygnes, rappresentato per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma. La Terabust si perfezionerà anche nello stile Bournonville, diventandone una delle interpreti italiane più apprezzate, con il grande ballerino danese Peter Schaufuss.
Negli anni ottanta torna in Italia come étoile ospite dell’Aterballetto, dove è protagonista di molti lavori di Amedeo Amodio, di William Forsythe, di Alvin Ailey e di Balanchine. Ospite delle principali compagnie internazionali e dei grandi teatri lirici, Elisabetta Terabust è dal 1990 al 1992 direttrice del Corpo di ballo dell’Opera di Roma. Dal 1993 al 1997 è direttrice del corpo di ballo del Teatro alla Scala a Milano. Dal 2000 al 2002 dirige MaggioDanza, compagnia stabile del Maggio Musicale Fiorentino e dal 2002 al 2006 dirige il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Nel 2007 torna di nuovo alla direzione del corpo di ballo scaligero. Ha svolto un’intensa attività di talent scout lanciando sulla scena numerosissimi giovani talenti, primi tra tutti: Massimo Murru e Roberto Bolle. È la direttrice onoraria della Scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma.
Nell’aprile del 2013 è stato pubblicato dalla casa editrice Gremese il primo volume dedicato alla sua vita e alla sua carriera artistica: Elisabetta Terabust – l’assillo della perfezione, scritto dal danzatore e scrittore Emanuele Burrafato.
Noi ballerini dell’Aterballetto avevamo un grande rispetto per gli artisti ospiti e persino a lezione eravamo molto attenti; prima aspettavamo che si piazzassero loro al centro e poi noi ci adattavamo di conseguenza. Può sembrare una cosa superficiale ma invece è una delle tante forme di rispetto che un ballerino deve avere. In Romeo e Giulietta, creato su di lei da Amedeo Amodio, io interpretavo Madre Capuleti e lei ovviamente era Giulietta. Io interpretavo sua madre, incredibile eh? Ricordo che quando ero dietro le quinte, non mi perdevo un passo, uno sguardo. Romeo e Giulietta poi l’abbiamo rifatto miliardi di volte, eppure io ogni volta non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso perché per me era sempre una grande emozione vederla!
Nel lavoro sono sempre stata simile a lei, molto esigente e mai contenta di me stessa. Un giorno, a lezione come tutte le mattine, non mi vedevo proprio bene allo specchio. Era una di quelle giornate storte dove non ti piaci in nessun modo. Si sa, i ballerini hanno un rapporto particolare con lo specchio e generalmente non si è mai veramente soddisfatti. Quindi, quel giorno mi cambiavo in continuazione: mettevo il gonnellino, poi lo toglievo, poi mettevo la maglietta, poi mettevo gli scaldamuscoli, poi li levavo, poi i pantaloni, poi il gonnellino più lungo… il tutto tra un esercizio e l’altro. Ad un certo punto mi si avvicina Elisabetta Terabust, mi passa accanto e mi dice con tono molto duro: “Bisogna accettare la realtà”, e se n’è andata senza dire altro…. Per me fu come svegliarmi improvvisamente e capii esattamente quello che voleva insegnarmi, ovvero che solo con il lavoro e con la fame di migliorare avrei potuto accettarmi fino in fondo ed avere consapevolezza. Questo perché solo chi ha ottenuto tanto attraverso il lavoro, il grande sacrificio, la fatica, il sudore ed il dolore sa cosa vuol dire. Lei lo sa bene, io l’ho imparato da lei e per questo oggi lo capisco molto bene! Io volevo più linee, volevo più tecnica, volevo più tutto e facevo dei paragoni, mi guardavo intorno. Lei, inoltre, mi ha insegnato che non bisogna mai voler essere qualcun altro perché se si ha la fortuna di essere speciale bisogna valorizzarlo ed è allora che si diventa unici!
Ci sarebbero ancora tante cose da dire ma forse la cosa più importante è che LEI è stata la mia maestra di vita e per questo le sarò sempre riconoscente. Grazie Elisabetta.
Splendida e utilissima testimonianza. Grazie a te Alessandra.
Thank you Ale,
I too greatly enjoyed watching Elisabetta from backstage, smitten by her great passion and artistry. But most of all, thank you for reminding me of her generosity to her colleagues and no-nonsense approach to her profession.
Sincerely,
Alberto