Agnelli

Anche quest’anno nessuno, tornando a casa, dovrà essere costretto a dire: “Non ho fatto in tempo, gli agnelli erano già finiti!”

A differenza dei polli, conigli, maiali ecc., le pecore sono ancora allevate a pascolo o quasi. Si può dire che gli agnelli trascorrono la loro breve vita in condizioni accettabili. A loro la brutalità è riservata dopo, quando vengono separati dalle mamme, quando vengono pesati, quando vengono caricati e ammassati nei TIR, quando vengono trasportati per lunghi, massacranti viaggi con inevitabili sofferenze e quando, arrivati al macello – spesso più morti che vivi – gli “abusi sulle modalità di macellazione” concludono la loro vita. Abusi che non mi sento di descrivere.

Sempre in riferimento alla produzione su vasta scala, mirata a soddisfare il picco della domanda, alle sofferenze degli agnelli aggiungo un accenno alle pecore, le mamme. Oggetti da riproduzione rigorosamente a costo zero, tradotto:  più conveniente perderne qualcuna che curarle.

Altro aspetto da considerare di questa “giostra” degli orrori sulla pelle degli animali è il mercato illegale. Mercato gestito da esseri che oltre alla crudeltà verso gli animali, mettono a rischio la nostra salute, con macellazione clandestina senza norme igieniche e macellazione di animali malati che, grazie alla complicità di altre figure, arrivano sulle nostre tavole.

Cosa ha a che fare tutto questo con la Religione, con la tradizione e con le usanze? Secondo me proprio nulla.

agnelli

Un tempo un agnello bastava per molte persone e il suo sacrificio non era delegato. Oggi il consumismo “obbliga” all’abbondanza, tanti cuccioli per poche persone e il “rito”, vale a dire la parte che ci fa orrore, non avviene più per mano nostra. Per noi nessun coinvolgimento, nessuna emozione, nessun dolore, solo: “Festa e piatto pronto”.

Rifletto sul fatto che siamo intrappolati in un meccanismo, rifletto sul fatto che anche senza volerlo, avalliamo un business fatto di brutalità e crudeltà. Crudeltà gratuita ed inaccettabile. Non mi arrendo e mi batto perché mi piace sperare che riusciremo a fermare “tutta questa morte”. Mi piace sperare in un salto evolutivo della nostra specie, troppo spesso poco consapevole.

Una cosa è certa, personalmente non contribuirò: all’agnello “a me destinato” regalerò la vita.

2 risposte

  1. è uno schifo, da sempre aborro queste usanze sanguinose, e chi le apprezza non m’ispira sentimenti amicali, amo molto di più gli agnelli di chi se li mangia, chiunque sia.

  2. Non penso che nel corso della propria vita non si abbia mai avuta l’occasione di sedersi a tavola e consumare un secondo piatto con una profumata , che credo non sia stata ricavata da qualche essere bipede! Troppa utopia danneggia il cervello e certamente non produce nessun effetto positivo!

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