Mi capita di osservare le persone a spasso con il loro cane e penso: “Ecco due solitudini che camminano”. Vedo cani trascinati, vedo proprietari trascinati, vedo strattoni e insofferenza. Situazioni che mi colpiscono per la mancanza di ascolto dei proprietari alle legittime richieste dei loro cani. Che tristezza.

La maggior parte dei cani trascorrono 23 ore al giorno adeguandosi a vivere come noi vogliamo, la passeggiata diventa un momento davvero molto importante. Non condivido le uscite tanto per assolvere ad un obbligo, solo per fargli fare i bisogni, come non condivido le uscite solo al fine di “sfiancarli” fisicamente. Invece, sposo pienamente le intenzioni insite nelle uscite: “Eccomi, che bello, andiamo, sono qui con te, per te!”

La passeggiata, secondo me, sia che si tratti di cinque minuti o di un ora, consiste nel lasciare a casa cellulare, preoccupazioni, pensieri e… via, liberi insieme!

Purtroppo però non sempre il contesto lo rende possibile, a meno che non si esca con un cane che ha subìto addestramenti talmente pesanti, da renderlo apatico, ma sempre perfettamente ubbidiente. Nulla però ci impedisce di indossare pettorina, guinzaglio, una buona dose di autenticità e giocare a : “facciamo finta che il guinzaglio non ci sia!”. Al bando la noia, la routine, i doveri e trasformiamoci in compagni presenti, accoglienti e propositivi.

Dimostriamoci attenti al suo mondo, fatto principalmente di odori. Non trasciniamolo via quando annusa. Per lui annusare è come per noi leggere il giornale. Si informa di cosa è accaduto nel mondo, capisce chi è passato, comprende i vari gradi sociali degli altri, valuta se ci sono pericoli e, non ultimo, prova il  piacere dell’esplorazione. Diamo indicazioni, quando cambiamo direzione avvisiamolo. Quando camminiamo con un amico lo facciamo,  perché con il nostro cane no?

Cerchiamo di non essere distratti, se il nostro cane ha paura di qualcosa ce lo dice. Ma se non ce ne accorgiamo, il guinzaglio, non gli dà scelta, non può allontanarsi. Come potrà mai fidarsi di noi? Quando incrociamo un altro cane al guinzaglio con un proprietario che lo obbliga a venire dritto per dritto verso il nostro cane, dimostriamo al nostro compagno di sapere che nel loro mondo è un segnale di sfida. Cambiamo strada.

Se persone estranee pretendono di venire ad accarezzare il nostro cane, violando goffamente il suo spazio intimo, non è necessario avere un cane reattivo per chiedere di non avvicinarsi. Lo apprezzerà anche un cane di indole paziente.

Se c’è intesa, anche al guinzaglio, è possibile giocare, correre, farci rincorrere per poi, magari, anche stupirlo con un po’ di magia…“oh guarda cosa è caduto dalla tasca, un gioco!”

Consideriamo sempre che ogni cane è unico, che ogni cane ha il suo carattere, ogni cane ha le sue preferenze. La giusta proposta sarà frutto, nel tempo, di reciproca conoscenza. Per esempio, se il nostro cane è anziano o ha un’indole riservata o non ama particolarmente giocare, allora camminare “guancia a guancia” potrebbe essere  perfetto.

A fine passeggiata sarà bello ripensare a quante volte la “coppia” ha funzionato!

2 risposte

  1. Complimenti Maestra per l’acuta osservazione come solo una artista poteva avere.

    In altri paesi, come in Svizzera, stanno obbligando coloro che scelgono di prendere un cane in famiglia, a fare il corso di preparazione.

    Esattamente come nessuno, spero, si sogna di autodefinirsi addestratore di delfini, scimmie, leoni, il cane ha tutta una sua storia, un carattere, un linguaggio non verbale e dei bisogni specifici che non soltanto perchè vive da domestico può dimenticare.

    C’è un processo di sfogo narcisistico, egoista, cattivo, falsamente caritatevole, in chi adotta i cani, perchè loro non possono prenderci a brutte parole quando abusiamo di loro.
    Anche i canili sono responsabili di questo scempio se non impartiscono ai futuri responsabili le nozioni fondamentali per fare vivere felici questi nostri fratelli del regno animale.

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