Non siamo in guerra, nessuno ci ha dichiarato guerra.
Siamo noi ad averla dichiarata al pianeta ed ai suoi abitanti.
Gli altri animali non sono colpevoli di quanto accaduto. La responsabilità è nostra.

La specie alla quale apparteniamo è significativamente numericamente cresciuta. I modelli sociali imposti, ai quali tutti si sentono di dover aderire, ci hanno fatto spingere oltre ogni sostenibilità. Siamo andati dove non dovevamo.
Tutti noi abbiamo permesso direttamente o indirettamente di stravolgere gli equilibri dell’ambiente. allevamenti intensivi
La biodiversità ha le sue regole, ogni essere vivente ha necessità e diritto ai suoi spazi, non solo noi.
La pandemia in corso è un resa dei conti, un boomerang che ci ha sbattuto in faccia i nostri errori.
Abbiamo operato a discapito di tutti. Il nostro modo di consumare è erosivo verso il pianeta e crudele nei confronti degli altri esseri viventi.
Gli allevamenti intensivi e lo sfruttamento del suolo sono incompatibili con il benessere del pianeta.
Insostenibile.
Abbiamo avuto la necessità di vedere delle morti per fermarci e cominciare, forse, a comprendere la relazione tra la salute e le stragi degli altri animali.
La mutazione del virus ed il salto di specie non è immediata, è potuta avvenire grazie a noi che abbiamo dimenticato di far parte della catena di un delicato ecosistema.
Il così detto spillover dei virus è in aumento grazie al nostro traffico di animali selvatici ed al loro consumo.
Alla deforestazione al fine di collocare il maggior numero possibile di allevamenti intensivi.
In breve abbiamo invaso e violentato aree non di nostra appartenenza, riducendo ancora una volta lo spazio vitale di altri animali costringendoli ad entrare in contatto con noi e con il nostro “bestiame”.

L’avidità, la corsa ai soldi, la crudeltà sono possibili solo se avallate.
La pandemia in pochi giorni ha evidenziato come l’interruzione della maggior parte delle nostre attività, eccessive e spesso malsane, abbia immediatamente fatto abbassare i livelli di inquinamento e permesso agli animali di riappropriarsi di un pochino di spazio. Spazio indispensabile alla loro sopravvivenza e da noi negato.
In questi giorni sento dire che alla fine di questa esperienza nulla tornerà mai più come prima.
Io dico: NULLA DOVRÀ MAI PIÙ TORNARE COME PRIMA.
Mi auguro che la terribile esperienza che l’umanità sta attraversando rimanga impressa, che diventi memoria a lungo termine, memoria di specie.
Quando ritorneremo ad affollare il pianeta con la nostra presenza sarà nostro dovere iniziare finalmente ad agire per il bene comune.
Cambiare il nostro stile di vita, riconvertire le nostre priorità. Ricordare di essere esseri umani interconnessi al tutto che ci circonda e portare rispetto.
Dovremo sentire urgente il dovere ed il diritto di farci ascoltare, di imporre a coloro che ne hanno facoltà scelte sensate.
L’avidità, la corsa ai soldi, la crudeltà sono possibili solo se avallate.
Le “altrui responsabilità” sono spesso un alibi eccellente alla mancata voglia dei singoli di farsi carico delle scelte di pochi.
Servirà una nuova consapevolezza, un’etica che obbligherà chi di dovere ad una gestione responsabile e rispettosa del sistema terra.
A noi la responsabilità di cominciare a selezionare quello di cui ci nutriamo, ad accertarci della sua provenienza ed alla quantità di consumo.
Dovrà venire prima il benessere di tutti i viventi e poi il profitto.
Il pianeta con i suoi abitanti proseguirà la sua vita e la sua evoluzione con noi o senza di noi.
NULLA DOVRÀ TORNARE COME PRIMA.

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